Le relazioni di coppia possono essere fonte di tensioni, conflitti e stress, durante l’intero arco di vita adulta degli individui: in una certa misura la tensione, il conflitto e lo stress all’interno di una coppia sono fisiologici, e se correttamente gestiti sono fattori che fanno evolvere il rapporto verso forme relazionali più funzionali.

Tuttavia a volte ci sono forme conflittuali non fisiologiche, o comunque ci sono conflitti di per sé fisiologici che non vengono metabolizzati adeguatamente, e quindi divengono cronici: in queste situazioni i conflitti, le tensioni e lo stress possono destabilizzare gli individui e arrivare a compromettere in modo serio il funzionamento psicologico, con ricadute sul piano individuale, sociale e lavorativo. Non di rado, in questi casi, le dinamiche disfunzionali vengono percepite come fisiologiche, anche se non lo sono, e quindi risultano sottovalutate, anche allorquando conducono a momenti di forte crisi. Spesso vediamo che solo nel momento in cui si arriva vicini al punto di rottura, inizia a farsi strada la consapevolezza che, al di là dei sentimenti, vi possono essere delle difficoltà a funzionare insieme.

Nella maggior parte dei casi, le dinamiche conflittuali si manifestano con copioni relazionali sempre identici, che si innescano e si dispiegano con inesorabile sistematicità: il conflitto di per sé produce l’effetto di irrigidire le posizioni relazionali di entrambi, ma al contempo proprio questo effetto del conflitto diviene uno dei principali fattori che mantiene e alimenta il conflitto stesso.

Quasi sempre, all’interno di una coppia in crisi, ci sono problemi comunicativi, nel senso che spesso alla base dei problemi relazionali vi sono problemi comunicativi: in ogni caso, i problemi comunicativi, se non sono la causa, sono una conseguenza dei problemi di coppia, che alimentano e aggravano il problema originario.

Non di rado, anche la dimensione sessuale viene seriamente compromessa dai problemi di coppia, e anch’essa, se non è una causa, certamente è una conseguenza che finisce con l’accentuare il conflitto originario.

Infine non va dimenticato che una grossa influenza sui problemi di coppia è generata da un background di miti e credenze popolari, che non permettono di cogliere e gestire la complessità delle relazioni di coppia al giorno d’oggi. Aderire acriticamente a questi miti e credenze è come “affrontare una camminata in montagna calzando un paio di graziose “ballerine”: legittimo, ma certamente foriero di infortuni e difficoltà.

La tempistica nell’intervento di coppia è fondamentale: se il conflitto supera certi livelli, fatalmente si arriva ad un punto di non ritorno, e la dimensione sentimentale-emotiva che sorregge il legame si compromette irrimediabilmente.

Il mio approccio terapeutico si basa sull’applicazione del modello Strategico Interazionista, la cui durata per i percorsi di coppia varia da un minimo di 4 incontri ad un massimo di 8 incontri.

L’obiettivo della terapia di coppia non è il “salvataggio” della coppia, ma la rimozione di quei fattori che impediscono un’adeguata elaborazione del conflitto, tra cui certi copioni di interazione disfunzionali, certe forme di comunicazione “patologiche”, certe posizioni relazionali che bloccano il sistema di coppia, certi miti e credenze irrealistici, ed eventuali discrasie nella sessualità. Una volta rimossi gli ostacoli, e sbloccato il conflitto, la coppia può riprendere il proprio corso secondo forme relazionali più funzionanti, o prendere atto che la relazione è giunta ad un punto terminale, traendone le logiche conseguenze.

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