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Domanda.

Buonasera, l’anno scorso mi sono resa conto che probabilmente il mio compagno soffre di disturbo di personalità bordeline. Leggendo un profilo di un borderline su internet mi sono resa conto che era lui in tutto e x tutto , Non sono mai riuscita ad affrontare l’argomento con lui. Ho paura della sua reazione e di metterlo in confusione

 

Risposta

Salve, sul presunto Disturbo di personalità bordeline, bisogna premettere che da un punto di vista scientifico, le diagnosi di Disturbo di personalità sono tra le diagnosi più controverse. Da sempre hanno generato un basso accordo  tra gli addetti ai lavori. E tra queste, una delle più problematiche è proprio la diagnosi di Disturbo di personalità Borderline. Ciò, in pratica, significa che se consulta cinque esperti diversi, ha poca probabilità di trovarne tre che dicono la stessa cosa. Quindi l’utilizzo di queste categorie diagnostiche andrebbe fatto con estrema cautela. In tal senso, la diagnosi per essere minimamente attendibile deve essere fatta da un esperto e confermata almeno da un altro esperto. I presunti profili di personalità patologiche che si possono leggere su Internet hanno la stessa validità degli oroscopi, anche quando sono presi con un “taglia e incolla” dal DSM V (che dovrebbe essere lo strumento che guida la diagnosi del clinico).

E comunque ciò che è primario in ambito psicologico è la cura dei disfunzionamenti psicologici, e non tanto l’etichetta che si da loro.

In ambito psicologico, le prassi di cura sono profondamente diverse  da quanto accade in medicina, dove una corretta diagnosi è necessaria per intraprendere la cura efficace.

In ambito psicologico, la psicoterapia dipende più dalle caratteristiche del paziente, che da quelle del disturbo, e sebbene le une sono legate altre, queste due dimensioni non coincidono mai. Dunque la diagnosi in psicologia non è così importante, tanto che la maggior parte degli psicoterapeuti struttura il trattamento indipendentemente dal tipo di diagnosi. È importante dunque sfatare il mito della diagnosi in psicologia: ciò che fa la differenza sono le caratteristiche idiosincratiche della persona, al di là del disturbo, La dimostrazione è che lo stesso disturbo può essere curabile in un individuo, e non trattabile in un altro.

Ovviamente sono importanti anche le caratteristiche del terapeuta, e le tecniche che utilizza, tanto che uno stesso paziente, con un dato problema, può avere esperienze psicoterapeutiche fallimentari con uno o più terapeuti, e risolvere completamente il problema con un altro.

Il paragone con la diagnosi in ambito medico è fuorviante perchè le patologie in medicina hanno una realtà fattuale, mentre quelle in ambito psicologico non hanno un arealtà fattuale in quanto sono realtà costruite. Per approfondimenti in tal senso, suggerisco il libro di Paul Watzlawick “La realtà inventata” ed .Feltrinelli.

Sul Disturbo Borderline di personalità, vorrei aggiungere che la maggior parte degli psichiatri considera le terapie farmacologiche come lo strumento basilare di cura. Tuttavia molti non sanno che le linee guida del N.I.C.E. (National Instute for Clinical Excellence) danno indicazioni di NON usare farmaci per trattare i pazienti affetti da DISturbi borderline di personalità , se non per trattare condizioni di comorbilità, o durante le crisi, ma per periodi non superiori alla settimana (NICE, 2009, punto 1.3.5.1) NICE 2009

 

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3 Comments

  1. gabriele

    Rispondi

    Buongiorno Dottore,

    Le scrivo perche’ per 2 anni ho avuto una relazione con una ragazza che soffre di border line. Da due mesi non mi vuole piu’ vedere ed anche se tutte le persone vicine a me mi hanno detto di lasciarla perdere, vorrei fare il possibile per non perderla o quantomeno per rimanere in contatto con lei( era la mia piccola famiglia…). Io mi sono affezionato parecchio e l’idea di non vederla piu’ mi rende triste.. Lei aveva interrotto e poi ripreso la terapia, tuttavia non so se sia giusto che io non mi faccia piu sentire con lei o no.

    Mi chievedo se mi potesse dare qualce consiglio a riguardo.

    Cordiali Saluti

    Gabriele

  2. alumksoyrt

    Rispondi

    Ho una curiosità, una domanda che mi faccio da tempo: in psicologia per caso esiste ed è stato classificato un disturbo, o sindrome, riguardante quelle persone che nella vita reale, non avendo “potere” su nulla e magari subendo il “potere” di altri, si rifanno su Internet dove per un caso si sono ritrovati investiti di un incarico che dà loro “potere” sugli altri navigatori (perseguitarli, giudicarli, condannarli)? Mi riferisco a quegli utenti che sono nominati per esempio amministratori o moderatori senza essere i creatori o proprietari del sito dove operano, e la cui unica attività è cercare qualcuno che sgarra, qualcuno da punire: da soli scelgono l’utente, da soli stabiliscono la colpevolezza, da soli infliggono la pena. Tutto ciò non spinti da un senso di dovere o da un’utopia di pace e giustizia, ma solo dalla soddisfazione sadica di esercitare un controllo sul prossimo condizionandone in qualche modo l’esistenza, dal brivido di assaggiare una briciola del potere che nella vita vera sanno che non avranno mai. Esistono, per fare un esempio, centinaia di testimonianze di come funzioni in questo modo parte della comunità italiana di una certa enciclopedia in rete, ma non un’analisi scientifica del fenomeno. Tornando alla domanda iniziale, quanto ho esposto è stato descritto? Oppure è riconducibile a qualcosa di già esistente? Grazie.

    • Dottor Leonardi

      Rispondi

      In realtà, prima di rispondere, va fatta una doverosa premessa: è buona norma in ambito psicologico diffidare dalla tentazione di trasformare tutto in sindrome, per poter dare un etichetta che apparentemente spiega tutto ma di fatto non spiega nulla (come accade con l’abusato costrutto di “narcisista” che ormai non si nega a nessuno). Comprendo che questa posizione sia poco “social-media”, visto il fiorire di etichette in ogni angolo del web, ma un secolo di studi sui processi di etichettamento dovrebbe indurre tutti gli addetti ai lavori a coltivare una doverosa diffidenza verso ogni processo di etichettamento. Per rispondere nel merito, va precisato che qualsiasi profilo comportamentale, come anche quello che Lei descrive, può arrivare ad essere un quadro sintomatologico quando genera una compromissione del livello di adattamento, mentre va considerato una caratteristica pervasiva di funzionamento (personalità) laddove non arriva a questi livelli pur essendo caratterizzante per l’individuo.

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